Breve accenno sulle MICORRIZE e sulle loro relazioni con altri microrganismi utili del suolo
Le MICORRIZE (dal greco: fungo e radice) sono strutture costituite dall’unione simbiotica tra funghi del terreno e radici non lignificate delle piante . La scoperta delle Micorrize e della loro interazione benefica con le radici delle piante coltivate risale alla metà del 1800 ma, solo in questi ultimi anni, con il graduale risveglio di una coscienza agricola orientata verso un'agricoltura eco-compatibile, sta crescendo l’attenzione nei confronti di questa simbiosi funghi-microrganismipianta e del suo utilizzo. Gli interessi economici per la produzione e l’utilizzo di fertilizzanti chimici ha fatto sì che per lungo tempo ci si dimenticasse dell’importanza rivestita dai microrganismi del terreno nelle produzioni agrarie. Il ritorno ad un'agricoltura organica ne ha fatto riscoprire l’importanza ed ha spinto alcune aziende a finanziare la ricerca in tale direzione. Tuttavia si presentano alcuni problemi legati alla produzione ed alla distribuzione: la difficoltà di conservazione e di stoccaggio del materiale inoculante oltre alla grande quantità, e gli elevati costi necessari per l’intervento a pieno campo.
Una buona soluzione a questi problemi è stata prospettata nella possibilità di inoculare direttamente le piante in vivaio così che si possano anticipare i tempi di formazione delle micorrize e ridurne i costi. Questa pratica tuttavia, per poter espletare pienamente la sua efficacia, deve essere fatta tenendo in considerazione la vitalità dell’inoculo (che è condizionata dal tempo e dalle condizioni climatiche di conservazione).
Le Micorizze si suddividono in due grandi gruppi: ECTOMICORRIZE ed ENDOMICORRIZE. Le Ectomicorrize sono in grado di colonizzare poche specie di piante, quasi tutte essenze forestali (conifere e latifoglie) ma rivestono poca importanza per le colture agrarie. Sono così definite perché non penetrano all’interno dei tessuti ma formano uno spesso strato di micelio (mantello) attorno alle radici. Sono circa 5000 le specie di ectomicorrize conosciute. Generano spore come forma di sopravvivenza e diffusione, le quali sono trasportate dal vento, animali o dall'azione dell'uomo. I tartufi sono l’espressione più conosciuta di questa simbiosi micorrizica.
Le Endomicorrize sono le uniche delle quali tratteremo qui di seguito per il loro interesse diretto e specifico sulle colture agrarie. Sono simbionti obbligati. A differenza delle prime, penetrano all’interno dei tessuti e delle cellule dell’ospite ma non formano un mantello fungino esterno. S'insediano sulla parte corticale della radice penetrandone le cellule e riempiendone gli spazi intercellulari senza però invadere mai il cilindro centrale. All’interno delle cellule possono formare delle strutture ovoidali dette vescicole e delle strutture ramificate dette arbuscoli. Esternamente il micelio può espandersi attorno alla radice fino a qualche centimetro.
La formazione di micorrize conferisce alla pianta una maggiore capacità di assorbimento dell’acqua e la protezione dall'attacco di alcuni patogeni radicali. La somma di questi effetti garantisce una crescita migliore nelle piante micorrizate. Queste micorrize sono in grado di riprodursi solamente quando entrano in simbiosi con le piante. Per la propagazione quindi si utilizzano “piante trappola” dalle quali sono estratti micelio e spore.
RELAZIONI DELLE MICORRIZE CON ALTRI MICRORGANISMI UTILI DEL SUOLO Le micorrize consentono un enorme incremento dell'apparato radicale delle piante ospiti (fini a sette volte la sua normale estensione). Nella "micorrizosfera" (ambiente esplorato dall’apparato radicale micorrizato) si creano condizioni particolarmente favorevoli alla vita di numerosi microrganismi utili. Tra questi citiamo gli azotofissatori (rizobi, azospirilli, azotobacter, Bacillus polymyxa), i PGPR (Plant Growth Promoting Rhizobacteria) come ad es. Pseudomonas, i solubilizzatori dei sali di fosforo (Bacillus megaterium), gli antagonisti dei nematodi (Arthrobotrys) e dei funghi patogeni (Trichoderma). Questi microrganismi svolgono la loro specifica azione che viene messa a disposizione della pianta e sfruttata in modo massivo grazie al grande apparato radicale generato dalle micorrize. Pertanto è evidente che i migliori risultati per le colture si ottengono dall'associazione ternaria radici-micorrize-microrganismi utili.
EFFETTI DELLE MICORRIZE L'effetto della micorrizazione è essenzialmente un enorme moltiplicazione della superficie e del volume radicale (sino al 700% in più rispetto ad un apparato radicale non micorrizato). I risultati ottenuti con l’instaurarsi della simbiosi sono: • incremento della capacità di assorbimento di acqua, di macro e microelementi (fosforo in particolare, zinco, ferro, manganese, ecc.). Nei riguardi del fosforo , la disponibilità per la pianta di questo elemento si manifesta soprattutto nei periodi freddi. • maggior resistenza alla siccità • capacità di resistenza a livelli di salinità elevati • un parziale effetto di "barriera meccanica" nei confronti di funghi patogeni e nematodi • riduzione della crisi da trapianto • possibile bonifica dei suoli inquinati da metalli pesanti (ectomicorrize).
MODALITÀ DI INOCULO Mentre per le Ectomicorrize la piccola dimensione delle spore consente la distribuzione utilizzando come veicolo l’acqua di irrigazione, la grande dimensione delle spore delle Endomicorrize non permette a queste di percolare nel terreno. È necessario, quindi, mettere le spore direttamente a contatto delle radici delle piante miscelandole ai terricci di radicazione o localizzandole nel terreno dove si svilupperanno le radici della futura pianta.
CAMPI DI APPLICAZIONE E LIMITI DELLA TECNICA Gli effetti della micorrizazione non sono immediati, le prime differenze significative di crescita si vedono dopo 20-30 giorni dall’inoculo, quindi risulta poco utile la micorrizazione di piante che, per particolari esigenze colturali, sono a ciclo corto (es. lattuga). Nella produzione vivaistica di piante orticole, come nelle piante da frutto, l’uso di inoculo micorrizico arbuscolare incrementa significativamente la crescita e la percentuale di sopravvivenza al trapianto di specie poco vigorose (es. peperone e melanzana) che si avvantaggiano dell’aumento della superficie radicale e del volume di terreno esplorato dalle radici.
La micorrizazione in vivaio permette di avere una pianta molto competitiva nella fase successiva di trapianto in pieno campo o in coltura protetta infatti piante non inoculate impiegano almeno un mese per micorrizarsi con simbionti naturali, in questo tempo sono più limitate nell’assorbimento di elementi nutritivi e di acqua rispetto a piante già micorrizate.
La colonizzazione avviene in circa 2 - 3 settimane. Avvenuta la micorrizazione della pianta la simbiosi dura quanto la vita del vegetale sempre che il suolo non venga trattato con prodotti tossici per il fungo o non venga fertilizzato in maniera eccessiva per più anni. Il tempo richiesto per colonizzare l'apparato radicale dipende 1) dalla possibilità di localizzare la spora del fungo in prossimità delle radici della pianta 2) dalla forma dell’inoculo (l’inoculo fatto con il micelio richiede minor tempo rispetto a quello fatto con le spore) 3) dall’età dell'inoculo.
EFFETTI DEI FUNGICIDI NEI CONFRONTI DELLE ENDOMICORRIZE Esistono numerose pubblicazioni che parlano degli effetti dei fungicidi sullo sviluppo di micorrize arbuscolari, i risultati sono molto diversi tra prove effettuate in laboratorio su substrati avvelenati, in cui la quasi totalità dei fungicidi risultano tossici per il simbionte fungino, e prove effettuate in campo dove la tossicità del fungicida era ridotta. Pochi sono i prodotti che usati per trattamenti fogliari sono “completamente innocui” per i simbionti micorrizici, tra questi annoveriamo i prodotti a base di rame, quelli a base di zolfo e le fenilammidi (es. metalaxyl) altri fungicidi sistemici irrorati per via fogliare , ad esempio gli IBS, uccidono i funghi micorrizici.
Molti altri fungicidi non li uccidono ma ne limitano fortemente l’attività simbiotica provocando alterazioni morfo-fisologiche. In alcuni casi l’uso di fenilammidi ha incrementato la percentuale di micorrizazione perché il fungicida ha eliminato dal “sistema suolo” i competitori delle micorrize. Sono da evitare i fumiganti e i fungicidi per i trattamenti al terreno perchè quasi sempre danneggiano in modo serio il simbionte fungino. Nel caso di inevitabili trattamenti potenzialmente fungitossici conviene inoculare il terreno con un prodotto contenente funghi micorrizici arbuscolari dopo un periodo corrispondente al tempo di carenza del prodotto usato.
Roberto
_________________ "Un uccello posato su un ramo non ha mai paura che il ramo si rompa, perché la sua fiducia non è nel ramo, ma nelle sue ali."
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